venerdì 25 giugno 2010

Il mio Pea è un S.I.

Toronto, 24 giugno, 5.40 pm… La notizia sconvolge e arriva del tutto improvvisa: il mio Pea è un S.I.

Perché non basta una sveglia che suona all’alba, il traffico del mattino, un volo per Toronto partito in ritardo e una coincidenza per Seattle da perdere dopo 10 ore di volo. E non basta neanche una fila infinita al ritiro bagagli e un maledetto americano con la maglietta verde (ma NON verde-pea. Nrd.) che ci gufa tutto il gufabile del mondo perché abbiamo saltato due persone nella chilometrica fila (per poi saltare egli stesso TUTTA la fila facendosi meschinamente scudo con i figli piccoli. ari-Ndr.). Perché arrivate alla dogana US (e scusate se continuo a trovare l’esistenza di una dogana US in Canada un’assurdità) il mio Pea è stato bloccato da un omone cattivo che le ha dato una simpatica cartellina gialla con scritto sopra S.I.

Chiunque abbia Criminal Minds sa esattamente cos’è un S.I.: è un individuo sospetto! Peaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Ma da quando sei sospettaaaaaaaa?

Pea naturalmente era rilassata come nei migliori round Jessup e la Pea-solidarietà mi ha portato a finire volontariamente in una specie di purgatorio dantesco, accogliente come una sala sterile del dentista, dove i simpatici omini hanno controllato anche i miei pericolosissimi bagagli mentre io e Pea siamo rimaste ad aspettare per un tempo indefinito in compagnia di Mohammed, un giappo/coreano, un paio di ispanici e un’americana che piangeva disperata per motivi sconosciuti.

E se non fosse per l’ansia di Pea, l’incontro con la giustizia non sarebbe stato poi un granché preoccupante, eccetto per un piccolo, minuscolo particolare: il nostro volo partiva esattamente nel momento in cui eravamo sedute ad aspettare che l’omone della dogana chiamasse Pea.

Fatto sta che la fedina penale di Pea è ancora pulita e dopo languidi sguardi all’omone cattivo ha ottenuto il tanto agognato timbrino sul passaporto. E il nostro volo ha avuto la gentilezza di aspettarci… e di farsi aspettare. Per ben 4 ore. Con risultati devastanti.

In ogni caso, dopo altre 6 ore di volo (durante il quale Pea ha avuto la possibilità di sperimentare il kamasutra del sonno, assumendo posizioni ignobili pur di dormire 5 minuti) siamo arrivate a Seattle, dove un simpatico tassista di origine indiana o giù di lì ha usato il suo improbabile inglese per sfottere l’Italia eliminata ai mondiali. Che cù.

And the rest [will be] history.

A.

PS: Pea ancora non si è ripresa e sta delirando, non fate caso a quello che scrive…

2 commenti:

  1. Io l'ho sempre sospettato che Gaia fosse un individuo sospetto..quella faccina sempre sorridente non mi convince =D

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  2. hahaahaahhaha ....le Etichette dicono tutto!!!.... GAIA, GUAI... ahahah

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