martedì 13 luglio 2010
Tutta colpa di Natalie Imbruglia
lunedì 12 luglio 2010
Canicattì
domenica 11 luglio 2010
Organic food
"Nooooo Peaaaaaaaa, non puoi capireeeeee, quella è una forma di parmigiano! Ma parmigiano quello vero!!!"
venerdì 9 luglio 2010
Il senso dell'emergenza
giovedì 8 luglio 2010
Ah, se avessi portato la vestaglietta!
P.S.
The summer is magic (oh oh oh)
martedì 6 luglio 2010
US Commercials
lunedì 5 luglio 2010
Independence Day
The Peas world tour
sabato 3 luglio 2010
Sapori dimenticati
Pearomani
venerdì 2 luglio 2010
Gi-Ei-Ai-Ei & Sarah
Ai Seattleliani, l’esotico piace. E le due Pea, all’occhio Seattleliano, sono decisamente esotiche. Più volte nell’ancora breve soggiorno le persone si sono rivolte a loro incuriosite dalla strana lingua parlata – what’s language is thaaaat!?. E tutti rimangono molto ammirati dal sapere che è italiano. Spesso e volentieri le persone hanno qualche aneddoto legato a lingue parlate (commesso di Starbucks e commesso di Krest), dei viaggi in Italia sognati (tizia del centro commerciale) o di memorie cinematografiche italiane (come l’amico gayo di qualche post fa).
Solo che poi arriva il momento in cui alle due Pea venga chiesto come si chiamano. E lì cominciano i guai. C’è da dire che segnare il nome sulle ordinazioni qui è prassi comune. Si va alla cassa a pagare, si ordina, si lascia il nome.. e quando è pronto qualcuno urla il tuo nome così che tu possa andare a recuperare quello che hai scelto.
Il problema è che le due Pea hanno due nomi che all’orecchio ammerrigano risultano impronunciabili.
La Pea-Gaia (per gli ammerrigani, GHEIA o GYA), avvantaggiata dall’avere un nome corto, ha adottato la tecnica dello spelling:
Commesso: “what’s your name?”. Pea-Gaia: “Gi-Ei-Ai-Ei”.
La Pea-Agnese invece ha trovato serie difficoltà… Agnese è impronunciabile e decisamente non trascrivibile. Qualcuno ci prova a dirlo (“AG-NIIISE??”) ma nessuno riesce a scriverlo. E fare lo spelling è un’impresa, perché oltre le 4 lettere si perdono.
Quindi la Pea-Agnese ha pensato di adottare la versione spanish, sperando fosse più comprensibile in un paese in cui lo spagnolo è tanto diffuso da aver richiesto una modifica della Costituzione per chiarire che è l’inglese la lingua ufficiale degli Stati Uniti.
Per un paio di volte, quindi, la Pea-Agnese ha provato ad usare Ines. Peccato che le difficoltà del commesso medio ammerrigano non sono state ridotte (nella migliore delle ipotesi, il risultato è stato “ENES”… meglio sorvolare su “IN-S”).
Quindi, signori e signori, da oggi e per sempre, per qualsiasi commesso ammerrigano, la vostra Pea-Agnese è SARAH.
giovedì 1 luglio 2010
Basta un poco di zucchero e il cadavere va giù...
Sono le 10.40 di una qualsiasi mattina Seattleliana, e un cadavere giace ancora nella nostra cucina.
Con terrore le due Pea ripensano a come sarebbero potute trascorrere le ultime 18 ore se avessero avuto la sfortuna di affittare casa di Stanley.
Fin dal primo momento avevano subito pensato casa di Jordan fosse carina e, finché non verrò sfrattata dalla mia camera dal nuovo/futuro/potenziale coinquilino di Pea, più che abbondante per noi due. E a prima vista, ripensando alla puzza di rancido e schifo nella casa di Stanley, avevano anche ingenuamente pensato che la casa fosse pulita.
Così, dopo le mirabolanti imprese nel magico mondo di AIKIA, le due Pea pensavano che una sana passata di aspirapolvere e una pulitina al bagno sarebbe stata più che sufficiente a rendere la nuova casa accogliente. In realtà, prima di recarsi all’AIKIA avevano già svuotato il frigo da residui di cibo dai nomi e dagli odori abbastanza inquietanti (fra cui una melmosa salsa verde con pezzettini marroni dentro), quindi le vostre beniamine erano davvero molto ottimiste!
Giusto il tempo di rientrare in casa ad appoggiare le borse dell’AIKIA, si sono recate al vicino grocery store per comprare il minimo indispensabile per la pulizia della casa. Sgrassatore universale, sapone per i piatti, spugnette.
Rientrate, rapida divisione dei compiti (bagno vs. cucina), abbigliamento da guerra (tuta e maglietta dell’Italia campione del mondo, buona ormai giusto per fare le pulizie) e alle 8.30pm erano pronte per le grandi manovre.
Purtroppo fin da subito le due Pea hanno capito che la notte sarebbe stata lunga e faticosa. Anche il solo passaggio aspirapolvere ha riservato loro grandi sorprese. Casa era completamente disseminata di pop-corn. Non solo in cucina e nella zona pranzo, ma anche nelle camere, sotto i letti e credo un paio anche nel bagno.
Spostare il letto le ha lasciate senza parole. Chiamiamo all’appello: manciate di pop-corn, 4 elastici per capelli, forcine, 2 bottiglie d’acqua, un pantalone di un pigiama, un paio di ciabattine da casa rosa con gli strass e…. un paio di mutande O_O
Non abbiamo avuto il coraggio di indagare sullo stato di tali indumenti e, utilizzando una busta rivoltata come si fa per raccogliere la cacca dei cani, abbiamo buttato tutto e sigillato lo schifo.
Il piano cucina non era poi così sporco, non fosse altro perché crediamo non fosse mai stato utilizzato. Forno e fornelli sono nuovi, le pentole anche. Ma i ripiani interni avevano una quantità di appiccicaticcio misto a polvere che a raccontarlo non ci si crede. I piatti erano nella lavastoviglie, che una volta aperta emanava una puzza di acqua marcia e stantia da passeggiata sul lungotevere, rigorosamente non lavati, quindi sporchi ed incrostati. Le posate sono state raccolte con la stessa tecnica di cui sopra e gettate in un cassetto remoto. I piatti e i bicchieri invece sono stati messi a mollo in acqua bollente fumante e sapone. Necessità fa virtù e in queste occasioni un Pea può anche scoprire di avere le mani di amianto.
Tutto ciò mentre l’altro Pea si accingeva a pulire il bagno… e la doccia… Solo il coraggio di due intrepide Pea ha reso possibile il realizzarsi dell’impresa.
Dopo due ore di olio di gomito (e sottolineo che la casa è piccola e quindi in condizioni normali 15 minuti sarebbero più che bastati) la casa sembrava finalmente vivibile e le due Pea si sono accinte a tirar via le lenzuola dal letto per prepararlo per la loro prima dormita nella nuova casa.
Quando improvvisamente…. Shock… O_O
Diciamo che il fatto che quelle lenzuola fossero state usate, oltre ad essere un leggero eufemismo, è una certezza. Tralascio i particolari per non urtare il pubblico senso del pudore, ma per rendere l’idea possiamo dire che lo schifo era “filtrato” dalle lenzuola al coprimaterasso…
Il tutto è stato rimosso con la nostra solita tecnica, ma in mancanza di una busta abbastanza grande per contenerle, lenzuola e coprimaterasso ora giacciano in un angolo, in attesa di essere smaltire al più presto. Il fagotto è stato ribattezzato amorevolmente “il cadavere”. E giace ancora nella nostra cucina.