martedì 13 luglio 2010

Tutta colpa di Natalie Imbruglia

Le vostre Pea hanno già avuto modo di dimostrare al pubblico Seattleliano le loro capacità artistiche. Ultimamente lo studio le sta affliggendo e di tempo da dedicare al vasto pubblico ne rimane davvero poco.
Ma come per tutte le grandi star internazionali, the show must go on.

Questa sera, in attesa del meritato rientro a casa, la Pea-Agnese se ne stava allegramente in quel dell'università, canticchiando fra sè "Torn" di Natalie Imbruglia. L'ispirazione aveva colto quindi anche la Pea-Gaia, che rimanendo in tema, preferiva trastullarsi al suono di "Wishing I was there".

Così, dopo aver fatto spesa ed essere tornate a casa cantando e trotterellando come ogni Cappuccetto Rosso metropolitano che si rispetti, la Pea-Gaia ha pensato bene di accendere il proprio notebook e, ringraziando sempre il vicino che offre compiacente la connessione wi-fi, di cercare la sua canzone in quella fonte inesauribile di delirio che può essere YouTube.

Un pò per gioco, un pò per accompagnare la preparazione della succulenta cena, le Pea si sono lasciate andare seguendo l'onda dei ricordi, passando da una canzone all'altra, in un crescendo di "oddio, Pea, ma te la ricordi questa?!!??!" e di "siiiiiiiiii, Peaaaaaaaaaa! mi fa troppo venire in mente quest'altra!!!".

Da quel momento sono trascorse circa 3 ore. E se considerate che le vostre Pea hanno ascoltato all'incirca 40 secondi di ogni canzone trovata, avrete facilmente idea di quante canzoni si sono dovuti sorbire i vicini, in un crescendo delirante di canzoni e risate fino a piangere.

Eh sì... perchè da Natalie Imbruglia, le Pea sono passate dapprima alle canzoni depresse dell'adolescenza: "Oddio Pea, questa canzone mi fa troppo venire in mente quello fighissimo che non mi cagava di striscio!!!!" e "Oddio Pea, quest'altra mi fa troppo venire in mente quando facevo le cassette con le canzoni depresse registrandole dalla radio!!" (eh, sì, le Pea c'hanno una certa età. ndr).

Da lì, un excursus completo e approfondito delle boyband anni '90. Dallo scontro fazioso Backstreet Boys vs. Five, ai semi-dimenticati Boyzone, ai ricordi lontani degli ultimi Take That (eh, sì, perchè le Pea c'avranno pure una certa età, ma quando erano fighi i Take That andavano ancora alle elementari!... ok, Pea-Agnese faceva la prima media, ma sono dettagli...).

E se si parla di anni '90, come non finire a lavare i piatti ascoltando a volume spropositato la migliore dance che sia mai esistita? Lavaggio di piatti in compagnia di Gigi D'Agostino, con annesso "passetto", ovviamente!

Solo che ormai voi lo sapete bene, le vostre Pea, dopo un pò, si fanno prendere la mano... e in un crescendo di delirio non-alcolico (perchè le vostre Pea non hanno bisogno di bere per diventare deficienti) hanno iniziato a rispolverare il meglio (o forse il peggio, dipende dai punti di vista) di quanto mai l'industria musicale italiana abbia mai potuto produrre.

Perchè dalla dance anni '90, seguendo ricordi delle estati adolescenziali e associazioni di pensiero che a confronto Joyce e Virginia Woolf alle vostre Pea gli lucidano le scarpe, le Pea hanno avuto modo di rispolverare (in un elenco illustrativo ma non esaustivo):

- [in]dimenticati successi italiani - Fiorello quando aveva ancora il codino, con "Spiagge" e "San Martino";
- debutti cinematografici che hanno fatto innamorare le adoscenti italiane - Raul Bova che esce dall'acqua sul tema di "No more I love you" in un film di mmmmer...avigliosa bellezza come "Piccolo grande amore";
- trascorsi Sanremesi - Pea-mora e Pea-bionda in versione Paola e Chiara, San Remo 1997, deliziando i vicini con la versione acustica di "Amici come prima", con tanto di microfono/telecomando e sedie a specchio;
- musical ammerrigani - Peas in versione Flash Dance, con tanto di fascetta in tasta e balletto; e
- omaggi alla tv italiana degli anni '80 - Peas in versione Lorella Cuccarini, sempre con la fascetta in testa e sempre deliziando i vicini, questa volta soprattutto quelli del piano di sotto, cantando e ballando sulle note di "La notte vola".

Ma l'apice, il culmine, il punto più alto delle abilità canore e danzerecce, le vostre Pea lo hanno raggiunto facendo conoscere agli ammerrgiani una delle maggiori realtà della musica (e non solo) italiana degli anni '90.

E quindi vi vogliamo lasciare così, ad immaginare le vostre Pea, in jeans e maglietta dell'Italia campione del mondo, con i calzini colorati a vista, mentre infondono la cultura nel cuore degli ammerrigani, cantando a squarcia gola e ballando....

lunedì 12 luglio 2010

Canicattì

La mamma ha sempre ragione, lei dice sempre di non parlare con gli sconosciuti...e anche Pea me lo ripete sempre...ma io niente: dura come il marmo! Sono una Pea troooppo socievole....una p(e)azza, direi.

Dunque, le cose stanno così: dopo una meravigliosa (!) giornata di studio presso la biblio della UW, ci dirigiamo verso una piccola libreria che vende libri usati perché abbiamo esaurito tutte le letture ludiche, e l'unico libro che mi è rimasto è "Diritto Commerciale - G.Campobasso" ...splendido per conciliare il sonno, ma a dir la verità poco intrigante...
Dopo circa mezz'ora di affannose ricerche, usciamo dal negozietto tenendo in mano un micro libro di Agatha Christie e...TAH-DAH!

"What language is this? Is it spanish?"
Le mie orecchiucce delicate e impiccette odono questa frase, ripetuta almeno 6-7 volte dagli autoctoni da quando siamo qui, e mi giro sfoderando il mio migliore sorriso...ciò che mi si para davanti è un omaccione di due metri per quattro, con tanto di barba e capello lungo
O_O

"No, è italiano..." "Italiano del sud, suppongo, non è come a Milano o Torino!"
E TU CHE NE SAI? mi viene da dire...ma lo tengo per me
"No, infatt..." "Allora di dove siete?" "Roma..." "ROOOOOMAAAAA!"

Non l'avessimo mai detto.

Il tizio parte con una spiegazione sui dialetti parlati nella penisola, per poi virare sulla storia e l'architettura romana: ci elenca diligentemente le piazze più famose, il Colosseo, il Circo Massimo, Trinità dei Monti, Via Veneto...da qui ai film di Fellini è un attimo: Roma, Il Bellantonio e via dicendo...siamo arrivati anche a toccare Almodovar, non si sa come.

O meglio, E' arrivato a toccare anche Almodovar.

Perché il tizio in questione NON HA SPUTATO UN ATTIMO.

Dopo la cinematografia italiana è stata la volta delle regioni: conosce persino la Basilicata (mano sul fuoco che alcuni colleghi universitari si dimenticano dov'è collocata delle volte), si interroga se in Toscana ci siano antenati degli Etruschi e sa benissimo che a Pozzuoli ci sono i Campi Flegrei.

Dite un po', voi lo sapete che ci sono i Campi Flegrei e la Solfatara? Lui sì. E conosce Villa Armerina, coi famosissimi mosaici (ammetto di conoscerli grazie alla gita del IV ginnasio, sennò col cactus), e la Puglia: Otranto, Taranto, Bari.

E poi, ovvio, LA MAFIA. L'unica cosa che siamo riusciti a esportare con successo. Applausi per noi.

Neanche a dirlo, a un certo punto è uscita fuori Amanda Knox...lui ne sosteneva l'innocenza, noi tentavamo di giustificare il sistema giuridico italiano..."perché, vedete, ha una faccia troppo angelica! cioè, uno quando si immagina un assassino se lo immagina come me, alto grosso, senza una gamba, mezzo cieco, con la barbona...mica come voi, con due faccette innocenti"...
Mi accorgo in effetti solo adesso che gli manca una gamba, e che secondo Criminal Minds il tizio può essere un perfetto S.I....sono tentata di dirgli che per la polizia americana anche una con la faccetta come la mia è un pericoloso S.I., ma lo tengo per me.
MO' SI CHE MI SENTO RILASSATA O_O

Dal disquisire sulla giustizia italiana a Mussolini è un attimo: non riuscivo a dire in inglese "bonifica delle paludi"...ma non c'è stato bisogno, l'ha detto lui. Perché, ovviamente, sapeva della bonifica delle paludi pontine. E, tanto per fare un salto nella politica odierna, "la nipote di Mussolini assomiglia a una pornostar". Sarà felicerrima l'Alessandra di saperlo...meglio se non glielo diciamo, va'...

Si lancia poi su un'accurata descrizione degli italiani a New York: 'na schifezza, per riassumere. Eh sì, perché il tizio in questione, ha nonno filippino, ma è residente a New York, e sua madre, irlandese, non sopporta gli italiani...ma sta per diventare nonna di un mezzo italiano perché la figlia ha fatto un figlio con un siciliano.

Le due Peas, in tutto questo, hanno interloquito ogni tanto con un "eh già" "ma infatti" "sì, caspita!" nelle brevi pause che il tizio faceva per prendere fiato, lanciandosi sguardi disperati per tentare di fuggire con nonchalance.

Un'ora è passata, signori. Un'ora. Ha elencato pure i 7 re di Roma, e i simpatici aneddoti su Nerone e Caligola. E conosceva i Tarquini.

Ma lo so, lo so, è colpa mia. Non dovevo dire "Roma".

La prossima volta scelgo come residenza Canicattì o Poggio Bustone, e la facciamo finita.

E non parlerò più con gli sconosciuti, parola di Pea.

p.s.: c'è da dire che ci siamo profondamente vergognate di una cosa: alla domanda "caspita, ma quante cose sai dell'Italia..come mai?" lui ha risposto "sono nato senza una gamba, non posso viaggiare molto e così leggo tanto, mi sembra di viaggiare....e non potrei mai venire in Italia, perché è un paese dove è impossibile stare per un disabile, non c'è nessun tipo di facilitazione".

Meditiamo, gente, meditiamo.

domenica 11 luglio 2010

Organic food

Come voi tutti amatissimi lettori certamente saprete, le vostre Pea non sono mai state esattamente un modello da seguire in fatto di sane abitudini alimentari.
E da quando sono sbarcate sulla ridente costiera ammerrigana, hanno dato sfogo a malsani vizi, cibandosi principalmente di cookies, Sprite e dolcini.

Nonostante ciò, l'italica abitudine al consumo di frutta e verdura le ha portate alla ricerca di qualcosa che non contenesse necessariamente 6.000 calorie al mozzico.

Forse ricorderete il parere sulle mele locali. Sanno di plastica. Anzi, sanno di plastica dell'anno scorso (cit.).

Ma le vostre Peas non si sono arrese e dopo vari tentativi andati miseramente a male ("Pea, come sono le albicocche?"... "Mmmm... bone Pea... sanno solo di aspro"; "Pea, come sono le patate?"... "Mmm... bone Pea... sembra farina di castagne che non sa di castagne"), hanno capito che se nella patria degli ammerrigani vuoi mangiare qualcosa che abbia un sapore vagamente somigliante a quello della frutta o verdura devi necessariamente comprare "organic".

Come dice l'amica Wiki, "organic foods are made in a way that limits or excludes the use of synthetic materials during production"... insomma, niente OGM, niente schifezze...

Anche perchè tutto ciò che non è marcato organic, ha delle forme e dei colori un pò inquietanti. Pomodori grandi come un melone, carciofi grandi come un pallone da calcio... ora, vabbè che siamo nella terra dell'abbondanza, ma la grandezza spropositita e la capacità riflettente (ma visto verdura così lucida) li rendono davvero un caso da X-Files.

Quindi ieri le vostre Pea, dietro suggerimento degli autoctoni, si sono recate da WholeFood.
Il fatto che ci sia bisogno di contraddistinguere una catena di supermercati chiamandola "CiboSano" la dice lunga sulla media dei prodotti che vengono venduti negli altri posti.

In ogni caso, le vostre Pea si sono ritrovate catapultate nel mondo cibo organic. Verdura che sa di verdura, frutta che odora di frutta.

"Peaaaaaaa, oddiooooo, ma quelli sono asparagi!!!"
"Oddio Peaaaaaaaaaaaa, ma questa pesca profuma di pesca!!"
"Nooooo Peaaaaaaaa, non puoi capireeeeee, quella è una forma di parmigiano! Ma parmigiano quello vero!!!"

Insomma, le vostre Pea hanno fatto la solita figura di merd.... zompettando di qua e di là per il supermercato e comportandosi come se avessero appena visto un unicorno.
Ciò non le ha impedito di attaccare a chiacchierare con un commesso Tibetano che vedendole iperattive si interrogava sulla loro provenienza approcciando con l'ormai classica domanda "what's language is thaaat??". Forse voleva tentare di calmarle insegnando loro meditazione tibetana, o che ne sò, training autogeno!

Ma l'emozione delle Pea ha raggiunto un livello mai visto prima quando si sono avventurate nel reparto da loro ribattezzato "refill"! Come fortunatamente si inizia a vedere (anche se in piccolo) anche in alcuni supermercati della casa penisola italica, le vostre Pea si sono ritrovate di fronte a scaffali e scaffali di tubi pieni di roba (dai cereali all'olio) dai quali tu puoi attingere direttamente per riempire il tuo contenitore (riciclabile) di tutto ciò che ti serve. Niente marche, niente scatole, prezzi convenienti, prodotti sani e niente sprechi. Uno spettacolo.

Già di per sè questa visione aveva rapito le Pea.
Quando ad un tratto si accorgono che un ragazzo lì vicino che avvicina una vaschetta ad un distributore di arachidi... Solo che dal tubo non escono arachidi....

"Oddio Peaaaaaaaaaaaaa, ma quello ti fa il burro di arachidi!!!!!!!!!!!!!!!!" *_*

Ebbene sì, burro di arachidi fresco fatto macinando le noccioline che sono nel tubo.

E lì, i buoni propositi delle Pea sul cibo sano, si sono arenati miseramente.

venerdì 9 luglio 2010

Il senso dell'emergenza

Data l'eccezionalità dell'evento, un doppio post è più che dovuto ai nostri lettori.

Soprattutto perché l'esperienza è di quelle che va raccontate. Eeee.... no, non mi riferisco al paventato incendio del nostro palazzo. No no no.

Mi riferisco a quello che potremmo chiamare "Gaia e la gestione delle emergenze".

L'inizio della storia è sempre lo stesso... Peas che dormono e BIIIIIIIIIIIIII. Mi sveglio più o meno di soprassalto, ma ci metto qualche secondo (forse qualcuno in più di "qualche") a capire che non è possibile rimanere a letto facendo finta di niente.
Quindi sonnacchiosamente allungo la mano a prendeer gli occhiali e mi alzo. Il suono ormai lo riconosciamo, è l'allarme anti-incendio. Solo che è un suono diverso dal solito.
Differenza che non viene colta però dalla vostra Pea-Gaia. Quindi giusto il tempo di mettere il naso fuori dalla mia stanza, che trovo la mia Pea-coinquilina intenta nell'opera di accendere la ventola di areazione della cappa e spalancare la finestra, commentando tra l'impaurito, il preoccupato e l'incredulo "ma che abbiamo fatto adesso?!?!?!?!??!".

Con fare bradiposo mi dirigo alla porta e una volta aperta ci si rende subito conto che il suono sta spaccando le orecchie a tutto il palazzo. Tranquilla Pea, non abbiamo fatto niente! xD

A questo punto però, che si fa? Tutti i vicini, dopo essersi affacciati, iniziano a scendere dalle scale. "Pea, prendi le chiavi, stanno scendendo tutti".

Questa richiesta però ingenera nella Pea-Gaia un moto di ansia:

G. "Oddio Pea, ma ho il dentifricio in faccia!"
A. "Vabbè, sciacquati che scendiamo"
....
G. "Oddio Pea, ma sono senza reggiseno!"
A. "Pea, sti cavoli, dai, scendiamo"
....
G. "Oddio Pea, devo prendere il telefono!!"
A. "Peaaaaaaa, e dai!!!"
....
G. "Pea... ma il comput....."
A. "Peaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa"

E quindi siamo scese. Dopo abbondanti minuti di trattative con Pea che ad un certo punto voleva anche tornare dentro a vestirsi. Abbiamo raggiunto l'onorevole compromesso di "prendiamo la felpa", ma solo perchè mi sono resa conto che, se da un lato la problematica della mancanza di reggiseno non mi aveva minimamente sfiorato, dall'altro sulla maglietta del mio figherimo pigiamino campeggia la faccia ridente di Biancaneve. Forse era meglio coprirla.

Il senso dell'emergenza è proprio quello in effetti.

Una volta in strada, Pea ha avuto un moto di commozione nel vedere il camion dei pompieri con le sirene e lucine... "Peaaaaaaaa, oddioooooo, ma come nei film!!!!!!!!!!! E chi ci crede se lo racconto???? Oddio Pea, la macchinetta fotografica!!!". E certo, ci mancava la macchinetta fotografica.

Comunque emergenza rientrata. Grazie alla prontezza di Pea-Gaia il mondo è salvo ancora una volta.


giovedì 8 luglio 2010

Ah, se avessi portato la vestaglietta!

Nonna, nonna...avevi ragione!!
Bisogna sempre metterla una vestaglietta in valigia...non se sa mai "metti che devi usci' all'improvviso de casa"...ecco, appunto.

Fa caldo, taaaanto caldo. Le Peas faticano a prender sonno, una crolla, sfinita, sul divano letto, l'altra si abbandona a improbabili conversazioni notturno/mattutine con l'Italia che s'è appena desta, poi capitola e finalmente alle 10 e mezza se ne va a dormire.

Seeee.

Un urlo squarcia il silenzio della notte: BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP!
NOOOOOOO!!! Ma KASSSS!! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!

Mi sveglio e comincio l'operazione: cappa, tapparelle, finestre!!!!

Pea, più saggia, apre la porta... e si capisce che il BIP è collettivo...panico nel palazzo, tutti escono.
Son le 11.20 di sera.
E io ho la faccia piena di dentifricio per asciugare gli sfoghi del mio fegato stravolto dalle ammeriganate, i capelli distrutti legati in un'improbabile chignon (cipolla, se dice, cipolla), e, cosa più importante, le due Peas quando dormono sono due femministe. E non scendo nei dettagli.

Motivo per cui per la fuga è stato necessario munirci di copertura appropriata, onde evitare strani commenti dei vicini...ai voglia a socializza' poi!!!
Quindi felpona della UW addosso (che collaudo misero!), fuori fanno circa 28 gradi e la felpona è saggiamente imbottita stile pinguini-a-Seattle, e via giù per le scale con la folla che ci trascina.

Fuori stanno tutti mezzi nudi, e noi col felpone. Palese che siamo straniere -.-

Arriva il fantastico camion dei pompieri a sirene spiegate e lampeggianti a gò-gò, scendono due tizi e si avventurano nel pericoloserrimo palazzo...due minuti e tutto finisce.

Non prima di esserci fatte tranquillizzare da un vicino: "La cosa bella in America è che qui tutti hanno una pistola con sé, quindi stiamo tutti più tranquilli...cioé io non ce l'ho, ma sicuramente qualcuno qui ce l'ha!"
o_O
Mo' sì che stiamo tranquille! O_O

Lo so, lo so...è perché eravamo vestite indecenti....ah, se avessimo portato la vestaglietta di nonna!

P.S.

...le Peas non sono sparite, stanno solo (finalmente!!) facendo quello per cui erano venute veramente qui...

No, non è shopping...non si tratta di rimorchiare fustacchioni ammerigani, né tantomeno di passare le giornate al mare (che qui ha una temperatura pari a circa 3-4 C°)

STUDIARE.

Le Peas studiano, signori.

E la biblioteca della UW è talmente bella e talmente fornita che sarebbe uno spreco non usufruirne *_*

Quindi, pulzelle e pulzelli, avrete aggiornamenti nel week-end...salvo eventi particolarmente significativi (conoscendo le Peas, non troppo rari)

Non soffrite troppo la nostra assenza :)

The summer is magic (oh oh oh)

Signore e signore, bambine e bambini, a voi giunge la lieta notizia: anche a Seattle è arrivata l'estate.

Il problema è che l'estate è arrivata del tutto all'improvviso. Basta tornare indietro di qualche post e leggerete di come le vostre Pea abbiano dovuto rinunciare ai notturni festeggiamenti del 4 luglio a causa di condizioni meteo avverse a favore di una ben più calda e rassicurante serata casalinga.

Nel giro di 4 giorni siamo passati dai 10° C diurni (la notte frrrrrredderrimo) ai 32° C di oggi.

Le vostre Pea, superato il trauma iniziale, si sono subito adeguate. Archiviati cappotto e maglioni pesanti (giustamente, le vostre Pea avevano appena fatto in tempo a comprare la felpona viola UW che ha iniziato a fare un caldo boia), hanno sfoggiato le loro italiche magliettine super-FESCION, abbandonato le scarpe chiuse a favore delle ciabattine e sono entrate nel mood estivo (finchè dura).

In realtà però il primo pensiero delle Pea è stato: "ma se gli ammerrigani autoctoni andavano in giro al massimo con un leggerissimo giacchettino quando faceva un freddo pinguino e le Pea indossavano un abbigliamento adatto a scalare l'Everest, adesso che fanno più di 30°, come si vestiranno gli autoctoni ora?"

E scoprire la risposta le ha totalmente sconvolte: ESATTAMENTE COME PRIMA.

Ora, si vede che qualcuno gli ha spiegato che l'outfit giusto per giugno/luglio è composto da shorts, maglietta a mezze maniche e giacchettino di felpa.

Solo che nessuno di è ricordato di spiegargli che nella vita c'è bisogno di un minimo di flessibilità. Quindi mentre le vostre Pea sono uscite da casa in abbigliamento consono alla nuova temperatura, gli autoctoni hanno continuato ad indossare la felpa.


martedì 6 luglio 2010

US Commercials

La pubblicità è l'anima del commercio. E gli ammerrigani lo sanno bene.

Negli ultimi giorni le vostre Pea, in assenza di elementi validi con cui socializzare, stanno conducendo una morigerata esistenza e hanno quindi trascorso alcune allegre serate guardando la tv e facendo un mega ripasso di Criminal Minds, NCSI, Without a Trace, House et similia.

giorno 1: "Pea, stasera c'è Criminal Minds!" "Figo Pea, non perdiamocelo!!!"
giorno 2: "Pea, stasera c'è Criminal Minds!" "Pure oggi? Figo, non perdiamocelo!!"
giorno 3: "Pea, stasera c'è..." "Criminal Minds, Pea, lo so. C'è Criminal Minds." "Sì, ma c'è la Marathon: otto episodi di fila!!" O_O

Ovviamente questa casa non è così figherrima da avere la tv satellitare (o meglio, noi sì, ma Jordan no), quindi dobbiamo accontentarci della cable... con il piccolo inconveniente che ogni 10 minuti di programma (qualunque esso sia e su qualunque canale venga trasmesso) ce ne vengono propinati circa 15 di pubblicità.

Ma le pubblicità ammerrigane non sono come quelle a cui siamo abituati. No no no.

Innanzitutto, le pubblicità ammerrigane si concentrano su 3 tematiche principali: malattie, assicurazioni, diete. Con qualche simpatica eccezione relativa a prodotti per la casa.

Quindi può capitare di accendere la tv e di vedere una signora di mezza età che accompagna la figlia a scegliere il vestito da sposa... è il momento più importante della sua vita! (emmmm... la scelta del vestito? vabbè...). La signora guarda la figlia tutta fiera quando ad un tratto: ops, incontinenza! La signora affranta deve lasciare la futura sposa da sola per andare in bagno... e quando torna... la figlia ha già scelto il vestito e lei ha perso questo momento indimenticabile! Quindi una voce fuori campo incoraggia tutte le persone con problemi di incontinenza a non perdere più momenti indimenticabili e a farsi dare una curetta.

A questa si aggiungono pubblicità contro colesterolo, diabete, artrite (con una signora contrita che desidera ardentemente un paio di scarpe rosse), tubercolosi (o_O) e antidolorifico magico che con una sola puntura ti libera dal dolore per un mese (o_O).

Non ci facciamo mancare una pubblicità di uno studio legale del Wyoming che cerca malati di Mesothelioma (malattia mai sentita, ma pare una cosa seria) per una class action.

Le pubblicità di assicurazioni non convincerebbero ad assicurarsi nessuno. Credo che le compagnie assicurative non siano fallite solo perché qui senza assicurazione puoi anche morire per strada. Una fra tutte, quella in cui un tizio vestito di bianco, in una stanza bianca, guarda uno scaffale pieno di polizze assicurative bianche e un tizia dell'assicurazione vestita di bianco gli dice qualcosa sul personalizzare la sua assicurazione. Emozione e pathos.

---advertisement, phase #2 (Givì)

Signori, c'abbiamo provato.
Ci siamo prese un paio di giorni per completare il post, scritto perciò a quattro mani dalle Peas, per poter compiere ancora più ricerche.
Abbiamo tentato di capire l'anima dell'adv ammerigano, ma abbiamo fallito.

L'ultima è stata una pubblicità che inizia tutta felice e sofficiosa, con tanti bimbi che si danno la mano...ma la malefica vocina fuori campo interviene: "Darsi la mano è il primo modo per...contrarre le verruche"
Ma che schifo, direi. E poveri bimbi felici, ora con le manine piene di bozzi a scopo dimostrativo. fortuna che c'è la magica pomata che toglie via tutto....

E se una donna ammerigana ha un problema con le fosse biologiche (perché si presuppone siano sempre donne ad avere guai con le fosse biologiche!!) non viene a bussare il simpatico nanetto dicendo "Puzza puzza puzza"...ma c'è un'intera squadra di operai con l'escavatrice fuori al tuo giardino, mentre il tuo bagno melmoso è allagato, per ricordarti che "questo potrebbe succedere al tuo bagno se non usi il nostro prodotto"
o_O

No, non ce la facciamo a capire le pubblicità ammerigane.

Ma..c'è un ma.

Sulle Peas le pubblicità stanno funzionando, signori. Ci stiamo ammeriganizzando.

"Peaaaaa....lo vogliooooooooooo!" "Cosa Pea? La pillola per l'incontinenza? Il cerottino per l'artrite? La punturina per il diabete?" "Noooooo! Il coso che toglie staticità ai panniiiiiii"
o_O
L'abbiamo poi trovato in un supermercato...e trattenersi è stato difficile...

"Peaaaaaa!!! Guardaaaaaa" "Oddio Peaaaa!!!! Le M&M's al PRETZEL!!!! *_*" "Dobbiamo comprarleeeeeee!"
Anche queste abbiamo trovato nel fornitissimo drugstore su UW way...ma stavolta abbiamo miseramente ceduto alle lusinghe del bancone. u_u

Alla fine della nostra analisi di mercato, vediamo che più andiamo avanti, e più ci rendiamo conto che, a giudicare dalle pubblicità, gli ammerigani sono obesi, artritici, incontinenti, hanno il diabete, sono sull'orlo del crac finanziario (pubblcità che dice "ti aiutiamo a uscire dalla crisi" con programma messo a punto dal governo!) e, se potessero, ti venderebbero anche la madre.

Insomma, un paradiso perduto.

lunedì 5 luglio 2010

Independence Day

"Oh, say can you see, by the dawn's early light,
What so proudly we hailed at the twilight's last gleaming?
Whose broad stripes and bright stars, through the perilous fight,
O'er the ramparts we watched, were so gallantly streaming?
And the rockets' red glare, the bombs bursting in air,
Gave proof through the night that our flag was still there.
O say, does that star-spangled banner yet wave
O'er the land of the free and the home of the brave?"

Quattro Luglio, Independence Day.

Ogni Ammerigano che si rispetti, oggi fa festa con la famigliola indossando buffi cappelli rossi-bianchi-blu, sventolando bandierine e mangiando (nell'ordine) pancakes, zucchero filato e hot dog: le due Peas non potevano essere da meno.

La giornata inizia dunque nel più americano dei modi: colazione con pancakes e sciroppo d'acero!
La Pea mora si sente cuoca anche oggi e decide di cimentarsi nella DIFFICILISSIMA operazione della preparazione pancakes: aggiungere una tazza d'acqua al preparato in busta.
Ora, voi ci scherzate, ma non è una mossa semplice.
Quant'è ESATTAMENTE una tazza d'acqua? E poi, CHE TAZZA? Una tazzona? Una tazza media?
So' difficoltà, so' sfide...ma alla fine il composto risulta omogeneo al punto giusto.

E che si fa? Si mette in forno!

Cioè, come a dire che la lezione di ieri non c'è servita affatto: dopo mezzo minuto di cottura svegliamo tutto il palazzo (e anche il malcapitato in videochiamata dall'Italia che poveraccio sì è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato) con un lungo e sonoro BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP.

Niente panico: ormai siamo preparate. Tapparelle-finestre-cappa.

Decidiamo di continuare la cottura in padella, e ci gustiamo dei meravigliosi pancakes in versione normale e aromatizzati alla cannella.

Finita la colazione, inizia l'operazione "Stucco & Parrucco": decidiamo che questi ammerigani devono capì quanto so' fescion le italiane, e iniziamo un'opera di restauro che manco la cappella sistina ha mai visto.
Dopo due ore siamo due fighe ALLUCINANTI. E finalmente nel palazzo ci notano.
Ci avviciniamo all'ascensore e troviamo un vicino di casa: sorpresona!Di solito fanno festini al 4° piano, quindi è una novità vedere un coinquilino dal vivo.
Ovvio che non fosse autoctono.
Nel nostro meraviglioso inglese CHIEDIAMO: "Sai se fanno delle feste qui la sera?" Sorriso ebete. "Sappiamo che ci sono i fuochi, ma vorremmo sapere se c'è altro" Sorriso ebete.
Capisco che questo parla inglese quanto io parlo curdo.

Il piano della giornata prevede visita all'acquario e in serata fuochi d'artificio...ovvio che le cose siano andate ESATTAMENTE così. -.-

Prendiamo il 30 dall'University Way, e solo a metà strada ci ricordiamo che "Pea, ma il 30 porta a Downtown?" "Oddio, non mi ricordo!Ma non è che abbiamo preso l'autobus sbagliato??" ..vabbè, ci stiamo, continuiamo.
E' ufficiale che abbiamo problemi coi mezzi pubblici.
Scendiamo al Seattle Center che era il posto più vicino a una fermata dell'autobus conosciuta, e decidiamo: cambio di programma, oggi EMP e SFM - per i non Seattleiani, "Experience Music Project" e "Science Fiction Museum".

Ma prima una cosa FONDAMENTALE: le coroncine del 4 luglio che ci siamo comprate, vanno esibite senza esitazione, per mostrare tutto il nostro spirito ammerigano.

Le coetanee ci guardano male, le nonnette ci sorridono condiscendenti ("eh, la gioventù d'oggi è rovinata"), i vecchietti ci scrutano con sguardo di disapprovazione, le mamme ci sorridono..ma i migliori sono quelli che fanno i seri e scoppiano a ridere non appena ci allontaniamo. Ma noi li sgamiamo: trattengono il sorriso che sembrano lo stregatto in borghese, e gli suggeriamo di ridere liberamente, noi non ci offenderemo.
Tzè. Noiosi questi ammerigani.

Dopo la coroncina, altra icona ammerigana: il cotton candy (zucchero filato, n.d.r.).
Mi avvicino al bancone e ne chiedo una confezione: uno dei due ragazzotti là dietro rimane letteralmente incantato dalla mia coroncina e non capisce una ceppa di quel che dico, l'altro in maniera extremely professional prende la mia ordinazione, mi dice il totale e mi da il resto senza batter ciglio. Faccio per tornare indietro, e sento che si scompisciano dalle risate.
Regaliamo sorrisi agli americani, è il nostro vero obiettivo qui.

Tappa successiva: ingresso al museo. Scopriamo anche che siamo considerati studenti e abbiamo una riduzione sul biglietto; scopriamo anche che il biglietto vale sia per EMP che per SFM, e la cosa ci garba assai.

Ci dirigiamo verso EMP per primo: chitarre, chitarre, chitarre ovunque, Jimi Hendrix che permea ogni angolo del locale, Kurt Cobain e Nirvana nella loro casa natale e un'esposizione di vestiti delle Supremes da far impazzire ogni donzella del pianeta!
Basterebbe questo per le peas, ma no: loro vogliono di più.

"On Stage: Be a rock star - even if you've never played an instrument!"

*_* - occhioni che brillano - *_*

"PEAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!Ti prego facciamolofacciamolofacciamolofacciamolo!!!!" "Mah...non so...se potrebbe fa'..." "Facciamolofacciamolofacciamolofacciamolo" "Sì, è una cosa carina..." "Facciamolofacciamolofacciamolofacciamolo...quandociricapita?facciamolofacciamolofacciamolo"

Vinco io. Forse per aver stremato l'avversario, ma vinco io.

"The Peas" si esibiranno sulle note di "Twist and Shout", Pea-Gaia fingendo di suonare la batteria, Pea-Agnese fingendosi una chitarrista di successo.
Dopo l'esibizione di un'allegra famigliola, è il nostro turno: entriamo in "sala registrazione" accompagnate da un ragazzetto che già sorrideva prima (perché le Peas sono anche vestite uguali oggi, e sembra che la scelta di esibirsi sia stata ponderata da casa), ma che quando tiriamo fuori le coroncine, non ce la fa a non sganasciarsi dalle risate. Si sistema al mixer, manda la base e il testo e via: on stage.
Pubblico in visibilio (finterrimo), fotografie dell'evento (vererrime) e alla fine poster + dvd per le Peas...'sta figur' e' mm... ce la dobbiamo ricordare per l'eternità.

Lo staff della sala registrazione ci guarda come fossimo due aliene venute da un pianeta sconosciuto...ma noi ci sentiamo troppo fighe.

Mentre cerchiamo di capire come passare da EMP a SFM, troviamo uno dei simpatici omini dello staff che chiede "cercate qualcosa?" "sì, vorremmo capire come andare al museo della scienza" "ah, io vi volevo invitare a una festa stasera"
O_O
Ma che approccio c'hanno gli americani?!?! o_O
"ehm..sì, grazie...ma il museo della scienza??" "sì è di qua, v'accompagno...tieni, vi lascio il numero"
O_O

Museo della Scienza è in realtà museo Sci-Fi: da Star Trex a Robocop, da Matrix a 1997-fuga dallo spazio, dalle Tartarughe Ninja a Star Wars, tutto per gli amanti del genere!

Dopo aver passato 4 ore dentro ai musei, usciamo intenzionate a tornare a Downtown e capire come muoverci per i fuochi, ma prima altro must: HOT-DOG con ketchup, puro stile ammerigano.

Piove, manco a dillo, e fa un freddo boia. Le Peas si congelano alla fermata dell'autobus, e decidono come svoltare la loro serata.

Pigiamino, the caldo, tv sintonizzata sui fuochi d'artificio: meraviglioso programma.

Io il 4 luglio me l'immaginavo in costume a fare falò su una spiaggia.

HAHAHAHAHA.

Seattle, meravigliosa e solare cittadina.
L'umidità ce la porteremo per i prossimi 3-4 giorni, minimo.

Happy Independence Day!

The Peas world tour

Il 4 luglio è una data storica... ma non per il motivo che state pensando, no no no. Non c'entrano guerre di Indipendenza e ricorrenze locali.

Da ieri il 4 luglio verrà ricordato per sempre come il "The Peas Day".

Perchè il 4 luglio 2010, a Seattle, si è tenuta la prima tappa del tour mondiale che vedrà le vostre Peas impegnate a calcare le scene dei luoghi sacri del rock del pianeta.

In occasione della festa dell'Indipendenza, traedo ispirazione dalla patria del Grunge, le vostre Peas hanno dato vita ad una performance già entrata nella storia della musica, al pari di Woodstock e del concerto dei Queen a Wembley '86.

I biglietti erano sold-out da mesi e il fermento per il concerto delle Peas in città era indescrivibile.
Le forze dell'ordine locali hanno avuto un bel da fare a regolare la folla di fans assiepata al Seattle Center fin dalle prime ore del mattino. Ma l'attesa è stata ripagata da un concerto stellare e le Peas non hanno deluso le aspettative.

Pea-Gaia alla batteria e Pea-Agnese alla chitarra, con la loro cover di "Twist and Shout" hanno esaltato la folla, regalando agli ammerrigani the best concert ever.

Per chi se lo fosse perso, regaliamo ai lettori del blog un'immagine in esclusiva della serata:

sabato 3 luglio 2010

Sapori dimenticati

Dimenticati nel senso che quando la Pea bionda tornerà nel Bel Paese non se ricorderà più di cosa sapeva, che so?, una mela.

Perché l'America, la terra dell'abbondanza (cit. Pea mora), è anche la terra famosa per le fiction.
Fiction vuol dire "finzione", e da qui si capiscono taaaaaaaaante cose.

Vero, verissimo. Gli americani sono espertissimi in "finzione".

Nel cibo, non li batte nessuno.

Dopo il pranzo salutare di oggi (vedi post precedente) ci stava bene un po' di "sana" frutta: albicocche, mele, banane...che bontà! :)

Se, come no.

C'avete presente la frutta finta sui tavoli delle vecchiette dei paesi dell'entroterra del sud?

Quella.

Uguale uguale ma più pulita.

Ma non ci arrendiamo: decidiamo di fare una torta rustica per stasera.
ingredienti presi: spinaci, ricotta, wurstel, pasta sfoglia.
L'assaggio è d'obbligo.

"Pea, ma 'sta cosa bianca solida che è?" "E' ricotta, Pea" o_O
La "cosa" sfida la gravità: posizionata su un cucchiaino, al ribaltarsi di questo ella rimane lì, immobile, intoccata.

Iniziano a crollare i pilastri della fisica.

I wurstel parono wurstel e sanno di wurstel...sugli spinaci ancora non ci pronunciamo.

Ma non finisce qui.

Pearomani

Gia...le nostre due peas sono in realtà due pericolose piromani.

Tutto ebbe inizio con un proposito più che positivo: "pea, dopo le schifezzerrime di ieri, che ne dici di un pranzo salutare?" "ottima idea!!!!" Menù: pomodori e zucchine al gratin.

Fase 1: il pangrattato.
Dopo averlo cercato nei supermarket per mari e per monti, le peas riescono a trovare "very italian pangrattato" (o qualcosa del genere) col tipico leggero aroma di AGLIO. Tipico, perché secondo loro gli italiani l'aglio lo piazzano ovunque (abbiamo trovato anche "tipico sugo italiano all'aglio" e "tipica salsa italiana all'aglio").
Nella confezione ci sono anche strane erbette, ma dice "pangrattato italiano", quindi se fidamo.

Fase 2: la preparazione.
Googleando qua e là si trovano parecchie ricette interessanti: la Pea mora ne sceglie una, e inizia a cimentarsi con la preparazione: si tagliano le verdure a metà, ci si mette olio, spezie, AGLIO e per finire pangrattato all'AGLIO.

Qui a Seattle non conoscono "il rumeno" come lo conosciamo noi (tipico odore di aglio e cipolla a tutte le ore del giorno, non me ne vogliano i lettori rumeni ma è così...come noi siamo mafia, pizza e mandolino, a ognuno le sue generalizzazioni ^^ ), e abbiamo pensato di importarlo.
Le magliette "Italia campione del mondo" servono a far capire che in realtà no, non siamo rumene, anche se puzziamo d'aglio 24 ore su 24.

Fase 3: la cottura. E qua so' dolori.
"Pea, quanti saranno 400° fahreneit?" "aspe' che controllo su google...ecco, sono più o meno 200° C". Decidiamo che è la temperatura giusta, impostiamo il timer e ci mettiamo allegramente a cazzegg...ehm, a studiare.
Dopo 15 minuti il timer ci ricorda che abbiamo un pranzo in forno, e ci accingiamo al controllo.
La Pea-cuoca asserisce che "no, non sono ancora cotti...ma cuoce 'sto forno secondo te???" "boh Pea, la mattina il pane lo brusca, poi non so...."
Altri 15 minuti d'agonia per quelle verdurine, altro controllo: "Pea, ma questi so' ancora crudi sopra!...aaaaah, è perché sopra non è acceso!" "Pea, girando qui dovrebbe accendersi...proviamo".

Giriamo la manopola e torniamo al ca..allo studio.

Non l'avessimo mai fatto.

Immerse nelle loro attività estremamente impegnative (chattata con l'Italia da una parte, giocata a Frontierville dall'altra), le due Peas vengono improvvisamente richiamate alla realtà da un
BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Panico
O_O
Panico Puro
O_O

"Peaaaaaaa!!! che cos'èèèèèè????" "non lo soooooooo!!!" "sarà la lavastoviglie che è impazzita col lavaggio solo aceto????" "sarà il cibo che brucia"

E' L'ALLARME ANTINCENDIO!!!!!

Questi 'mmerigani so' organizzati: appena c'è una spiraletta di fumo, scatta un suono acutissimo che ha come scopo avvertire il malcapitato proprietario di casa che tra un po' dormirà sotto i ponti...nel nostro caso, avvertirci che avremmo digiunato a pranzo.

E così ci catapultiamo ad aprire la cappa, spalancare le finestre, alzare le tapparelle e lasciar circolare quanta più aria possibile nel minuscolo locale.

Passati i 5 minuti più lunghi delle nostre giovani vite, l'inferno finisce.

Nel frattempo, i pomodori e le zucchine si sono decisamente gratinati.

Ma la paura più grande resta: che i nostri vicini (con i quali la socializzazione è attualmente impossibile) dopo il caos che abbiamo creato all'ora di pranzo abbiano già un'idea chiara di noi: "le due italiane del terzo piano sono due piromani, non c'è dubbio".

Ma quali piromani.

Al massimo, PEAromani.

venerdì 2 luglio 2010

Gi-Ei-Ai-Ei & Sarah

Ai Seattleliani, l’esotico piace. E le due Pea, all’occhio Seattleliano, sono decisamente esotiche. Più volte nell’ancora breve soggiorno le persone si sono rivolte a loro incuriosite dalla strana lingua parlata – what’s language is thaaaat!?. E tutti rimangono molto ammirati dal sapere che è italiano. Spesso e volentieri le persone hanno qualche aneddoto legato a lingue parlate (commesso di Starbucks e commesso di Krest), dei viaggi in Italia sognati (tizia del centro commerciale) o di memorie cinematografiche italiane (come l’amico gayo di qualche post fa).

Solo che poi arriva il momento in cui alle due Pea venga chiesto come si chiamano. E lì cominciano i guai. C’è da dire che segnare il nome sulle ordinazioni qui è prassi comune. Si va alla cassa a pagare, si ordina, si lascia il nome.. e quando è pronto qualcuno urla il tuo nome così che tu possa andare a recuperare quello che hai scelto.

Il problema è che le due Pea hanno due nomi che all’orecchio ammerrigano risultano impronunciabili.

La Pea-Gaia (per gli ammerrigani, GHEIA o GYA), avvantaggiata dall’avere un nome corto, ha adottato la tecnica dello spelling:

Commesso: “what’s your name?”. Pea-Gaia: “Gi-Ei-Ai-Ei”.

La Pea-Agnese invece ha trovato serie difficoltà… Agnese è impronunciabile e decisamente non trascrivibile. Qualcuno ci prova a dirlo (“AG-NIIISE??”) ma nessuno riesce a scriverlo. E fare lo spelling è un’impresa, perché oltre le 4 lettere si perdono.

Quindi la Pea-Agnese ha pensato di adottare la versione spanish, sperando fosse più comprensibile in un paese in cui lo spagnolo è tanto diffuso da aver richiesto una modifica della Costituzione per chiarire che è l’inglese la lingua ufficiale degli Stati Uniti.

Per un paio di volte, quindi, la Pea-Agnese ha provato ad usare Ines. Peccato che le difficoltà del commesso medio ammerrigano non sono state ridotte (nella migliore delle ipotesi, il risultato è stato “ENES”… meglio sorvolare su “IN-S”).

Quindi, signori e signori, da oggi e per sempre, per qualsiasi commesso ammerrigano, la vostra Pea-Agnese è SARAH.

giovedì 1 luglio 2010

Basta un poco di zucchero e il cadavere va giù...

Sono le 10.40 di una qualsiasi mattina Seattleliana, e un cadavere giace ancora nella nostra cucina.

Con terrore le due Pea ripensano a come sarebbero potute trascorrere le ultime 18 ore se avessero avuto la sfortuna di affittare casa di Stanley.

Fin dal primo momento avevano subito pensato casa di Jordan fosse carina e, finché non verrò sfrattata dalla mia camera dal nuovo/futuro/potenziale coinquilino di Pea, più che abbondante per noi due. E a prima vista, ripensando alla puzza di rancido e schifo nella casa di Stanley, avevano anche ingenuamente pensato che la casa fosse pulita.

Così, dopo le mirabolanti imprese nel magico mondo di AIKIA, le due Pea pensavano che una sana passata di aspirapolvere e una pulitina al bagno sarebbe stata più che sufficiente a rendere la nuova casa accogliente. In realtà, prima di recarsi all’AIKIA avevano già svuotato il frigo da residui di cibo dai nomi e dagli odori abbastanza inquietanti (fra cui una melmosa salsa verde con pezzettini marroni dentro), quindi le vostre beniamine erano davvero molto ottimiste!

Giusto il tempo di rientrare in casa ad appoggiare le borse dell’AIKIA, si sono recate al vicino grocery store per comprare il minimo indispensabile per la pulizia della casa. Sgrassatore universale, sapone per i piatti, spugnette.

Rientrate, rapida divisione dei compiti (bagno vs. cucina), abbigliamento da guerra (tuta e maglietta dell’Italia campione del mondo, buona ormai giusto per fare le pulizie) e alle 8.30pm erano pronte per le grandi manovre.

Purtroppo fin da subito le due Pea hanno capito che la notte sarebbe stata lunga e faticosa. Anche il solo passaggio aspirapolvere ha riservato loro grandi sorprese. Casa era completamente disseminata di pop-corn. Non solo in cucina e nella zona pranzo, ma anche nelle camere, sotto i letti e credo un paio anche nel bagno.

Spostare il letto le ha lasciate senza parole. Chiamiamo all’appello: manciate di pop-corn, 4 elastici per capelli, forcine, 2 bottiglie d’acqua, un pantalone di un pigiama, un paio di ciabattine da casa rosa con gli strass e…. un paio di mutande O_O

Non abbiamo avuto il coraggio di indagare sullo stato di tali indumenti e, utilizzando una busta rivoltata come si fa per raccogliere la cacca dei cani, abbiamo buttato tutto e sigillato lo schifo.

Il piano cucina non era poi così sporco, non fosse altro perché crediamo non fosse mai stato utilizzato. Forno e fornelli sono nuovi, le pentole anche. Ma i ripiani interni avevano una quantità di appiccicaticcio misto a polvere che a raccontarlo non ci si crede. I piatti erano nella lavastoviglie, che una volta aperta emanava una puzza di acqua marcia e stantia da passeggiata sul lungotevere, rigorosamente non lavati, quindi sporchi ed incrostati. Le posate sono state raccolte con la stessa tecnica di cui sopra e gettate in un cassetto remoto. I piatti e i bicchieri invece sono stati messi a mollo in acqua bollente fumante e sapone. Necessità fa virtù e in queste occasioni un Pea può anche scoprire di avere le mani di amianto.

Tutto ciò mentre l’altro Pea si accingeva a pulire il bagno… e la doccia… Solo il coraggio di due intrepide Pea ha reso possibile il realizzarsi dell’impresa.

Dopo due ore di olio di gomito (e sottolineo che la casa è piccola e quindi in condizioni normali 15 minuti sarebbero più che bastati) la casa sembrava finalmente vivibile e le due Pea si sono accinte a tirar via le lenzuola dal letto per prepararlo per la loro prima dormita nella nuova casa.

Quando improvvisamente…. Shock… O_O

Diciamo che il fatto che quelle lenzuola fossero state usate, oltre ad essere un leggero eufemismo, è una certezza. Tralascio i particolari per non urtare il pubblico senso del pudore, ma per rendere l’idea possiamo dire che lo schifo era “filtrato” dalle lenzuola al coprimaterasso…

Il tutto è stato rimosso con la nostra solita tecnica, ma in mancanza di una busta abbastanza grande per contenerle, lenzuola e coprimaterasso ora giacciano in un angolo, in attesa di essere smaltire al più presto. Il fagotto è stato ribattezzato amorevolmente “il cadavere”. E giace ancora nella nostra cucina.